Bossetti: tutto è relativo a.


La canzone "pigro"! di Ivan Graziani metteva in luce quella pigrizia intellettuale di chi sa citare i classici a memoria, ma non distingue il ramo dalla foglia. La differenza cruciale fra relatività e relativismo spiega tragicamente lo stallo caratteriale dell'homo mediaticus. Perché è diventata prassi comune credere, come nell'orwelliano bis-pensiero, a due verità opposte, proprio non credendo affatto a nessuna delle due. Così possiamo dire che il condannato, pur essendo innocente, potrebbe pur sempre (latamente, ossia in senso lato, come si è scritto nelle pagine romanzescamente accusatorie della procura di bergamo) essere colpevole; dunque, di conseguenza a questo perverso intreccio psicotico, non ci si scandalizza se viene condannato un innocente "latamente" colpevole. Questo è il caso di Massimo Bossetti, ennesimo capro espiatorio, al di là di ogni ragionevole dubbio. Attenzione: questa connivenza magistratura/apparato mediatico (già ai tempi denunciata perfino da Craxi, e suggellata dal famoso caso Tortora) diventa potenzialmente minacciosa e devastante per qualsiasi cittadino, tanto più se privo di adeguate protezioni. Si pensa che tutto è relativo: e, tutto questo, altro non è che bieco, ignobile, iniquo relativismo. Perché la relatività, invece, dimostra che sì tutto è relativo, ma a qualcosa: relativo a qualcosa. Risultato noi ci battiamo senza posa per affermare la percezione del contesto, la soppressione del dubbio cervellotico (o dal cervello impigrito), l'affermazione di verità forse nascoste ma incontrovertibili. Il contrario ossia della spazzatura mediatica, televisiva, radiofonica, giornalistica, fatte salve le dovute, sempre più rare, eccezioni.






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